domenica 13 giugno 2010

Questione di orgoglio

E' una strana domenica di metà Giugno. Il cielo ha assunto tonalità più disparate, prendendo poi in modo deciso le sfumature del grigio. Vengo così immediatamente pervaso da un senso di apparente stanchezza unita all'astenia che solitamente mi accompagnano nei lunghi mesi invernali. Quale momento migliore dunque per riposare corpo e mente, sapendo che poi il sole tornerà, e con esso i benefici influssi dei suoi raggi. Siamo a Giugno, le giornate sono lunghe, piene di luce, ci può stare che non tutto vada come è prevedibile. Le riflessioni di oggi mi rendono disincantato; oggi mi sento di valutare ancora, a costo di essere monocorde e rendere questo blog di pesante lettura, gli atteggiamenti di qualcuno. Preciso, non voglio giudicare ma soffermarmi su constatazioni di fatto lasciando poi il resto alla libera interpretazione del lettore. Mi dedico dunque ad analizzare la fugacità delle relazioni, la tempistica assai prevista e prevedibile con cui un rapporto tende a finire. Chi o che cosa dunque muove i fili? Chi o che cosa detta i tempi di una storia, di un rapporto? Viviamo in una società incentrata sulla rapidità, sull'angosciosa voglia di vivere tutto e subito. E' dunque probabile che stia venendo a mancare il gusto ed il piacere di vedere crescere tutto. Ci si impiegherebbe troppo, no? Come se volessimo forzare la fioritura di un albero prima ancora che ne spuntino le gemme. Spesso ho la sensazione che la velocità con cui un'amicizia nasce sia proporzionale a quella con cui si esaurisce, non esiste dunque più un tempo naturale per le cose. In questo breve tempo che ci è concesso si dovrebbe dimostrare tutto di noi, nel bene e nel male. E se si sbaglia a farlo, ecco, come il freddo improvviso che, in primavera brucia le gemme, tutto si interrompe. Quello che più ancora riesce a ferirmi è il silenzio, non mi stancherò mai di ripeterlo. Potrei romperlo io, ma l'orgoglio mi dice ancora no. E se perdo quello....

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