sabato 26 giugno 2010

Il rumore del silenzio

Ad un certo punto pareva che le gambe si stessero muovendo da sole; nessun comando, nessun impulso dal cervello, nelle gambe c'era il desiderio di raggiungere quel luogo che l'anno precedente lo aveva incantato. Man mano che i rumori della città si facevano sempre più lievi e davanti a lui gli spazi assumevano dimensioni tanto vaste quanto silenziose, le gambe alimentavano il loro movimento. Nessun impulso, solo quell'immagine che doveva essere rivista, bisognava rivivere quella stessa sensazione dell'anno prima, nulla doveva essere cambiato. Il giallo del grano tagliato si alternava al verde intenso del mais: nella sua mente passavano pensieri più disparati, sapeva che stava vivendo un momento di libertà e di pace che solo quelle gambe potevano regalargli. E intanto la meta era là, la immaginava in tutti i modi. Non poteva, seppur concentrato sull'obiettivo, evitare di pensare, di capire che forse quella era la libertà tanto agognata: forse quello era ciò che cercava da tempo. Un momento di pace, la sensazione di spiccare il volo. Continuava a chiedersi come mai quelle gambe continuassero a macinare la strada senza sentire alcuna fatica: era presto detto, le passioni fanno scavalcare le montagne. Ancora un dosso, un altro falsopiano ed ecco là, quel luogo. Il momento era perfetto: si tolse il casco e cominciò ad udire quello che sognava da tempo, il rumore perfetto del silenzio. Aveva raggiunto la perfezione: quel silenzio, l'immobilità del paesaggio trasmettevano tutto quello di cui lui aveva bisogno. Non poteva fermarsi, dove tornare indietro. Quel silenzio lo avrebbe accompagnato fino a casa.

Diario di un pomeriggio perfetto sulla mia amata due ruote ( senza motore ).

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