giovedì 10 giugno 2010

C'è posta per te

Nella mia cantina, riposte in un angolo e circondate da cianfrusaglie di ogni sorta ci sono due grandi scatole di cartone. Sono sigillate con nastro adesivo marrone affinchè il contenuto non prenda polvere e ingiallisca facilmente. Purtroppo lo spazio limitato all'interno di casa mia mi ha costretto a relegarle all'umidità e al buio ma in quei contenitori vi sono fiumi e fiumi di inchiostro. Sono le tante lettere che in un certo periodo della mia vita ricevevo con frequenza di almeno un paio al giorno. Erano le lettere dei miei amici di penna, conosciuti attraverso qualche annuncio sui vecchi giornali, e che ormai avevano introdotto nella mia vita quotidiana il sapore dell'attesa. Non c'era alcun computer in quell'angolo di stanza dove ora tutto è un groviglio di fili. C'era un tavolo, una penna, e una carta da lettera colorata. Alla sera, quei fogli prendevano vita, stavo davvero comunicando ciò che magari non mi riusciva di fare ( e ancora oggi accade.. ) con le persone che quotidianamente mi circondavano. Ogni lettera imbucata nella vecchia cassetta rossa dava inizio al lungo attendere. Ed era pieno di fascino il momento in cui quella busta dallo spessore anomalo annunciava un contenuto particolare; ed ecco, una foto, un volto. Finalmente quelle parole avevano un volto! Ma quanta attesa! C'è tanta voglia di andare a togliere i sigilli a quelle scatole, c'è curiosità. Forse lo farò, o forse no. Spesso mi è capitato di andare a "disturbare" i ricordi, a rivolerli adattare al tempo che viviamo, a farli rivivere. E ho sbagliato.

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