martedì 6 luglio 2010

Matrioska

Se la pensassimo tutti allo stesso modo il mondo sarebbe noioso. Se tutti ci accorgessimo di avere un cervello pensante e cominciassimo a farlo funzionare probabilmente il mondo sarebbe noioso. Ciò che rende così incredibilmente vario il mondo è proprio la diversità, o meglio l'unicità dei singoli. Per quanto a lungo si viva non si avrà mai la fortuna (?) di potersi confrontare con tutti, di capire tutti. Ognuno di noi è un piccolissimo mondo all'interno di un mondo più grande a sua volta contenuto da un altro e via dicendo. Mi viene immediato pensare ad una "matrioska". Il mio scopo è dunque quello di cercare di trovare, all'interno del mio piccolo universo fatto di pochissimi soggetti, qualcuno dotato di cervello pensante possibilmente collocato sulla mia stessa lunghezza d'onda. Impossibile. Nella mia continua (purtroppo vana) ricerca della perfezione, mi convinco che essendo io contrario alla clonazione devo muovermi in altre direzioni. Se io penso in un certo modo, se io in certe situazioni mi comporto così, è lecito o utopistico pensare che da qualche parte esiste chi si atteggerebbe allo stesso modo? E' egoista pretenderlo? O il fatto che io non l'abbia trovato può semplicemente significare che esiste ma chissà in quale parte del globo? Deposto ogni velleitario proposito in tal senso, mi affido all'empatia. E' così deleterio calarsi nei panni altrui ? Viviamo o no le stesse emozioni? Proviamo o no le stesse sensazioni? Eppure perchè incredibilmente mi accorgo sempre più di agire e vivere in modo del tutto anacronistico?
In questi momenti di riflessione mi sento più vivo che mai. Cervello pensante e passione.

lunedì 5 luglio 2010

La fuga

Caro blog mi sei mancato. La mia idea di fuga sta lentamente cambiando, me ne accorgo da un po' di tempo a questa parte ogni volta che mi muovo da qui. Non più dunque un volersi a tutti i costi allontanare da ciò che si accetta faticosamente quanto un avvicinamento a quello che aiuta realmente a dimenticare. Giocoforza, il ritorno non risulta più traumatico e la realtà con cui necessariamente ci si deve tornare a confrontare fa meno paura. Ne prendo coscienza con gioia e mi accorgo che, seppur con grandi sforzi, riesco a liberarmi della zavorra che solitamente opprime il mio quotidiano riuscendo così a viaggiare senza quell'ingombrante bagaglio di pensieri e problemi . Esiste una realtà che nostro malgrado siamo costretti ( o quasi ) ad accettare e ne esiste un'altra che deve rappresentare il vero e proprio momento di distacco da ciò che ci opprime. Poco importa se il luogo in cui noi riusciamo a trovare pace, comprensione e magari serenità non corrisponde a ciò che noi realmente vorremmo. Credo che la ricetta stia proprio nel volere trovare a tutti i costi un angolo di pace e, se si riesce nell'intento anche solo per un attimo, un giorno, una settimana, eccoci alleggerriti. Il viaggio per me ha sempre significato una via privilegiata verso la libertà ma mi stavo accorgendo di non essere più in grado di apprezzarne tutti i benefici. Sono tornato da un breve viaggio che, nella sua semplicità mi ha "alleggerito". Si può, si deve saper apprezzare la vita.

giovedì 1 luglio 2010

L'estate al paesello

Oggi mi sentivo emotivamente carico, dunque il giorno giusto per una pedalata. L'afa opprimente non mi ha fermato, sapevo che forse sarebbe stato l'ultimo dei miei ostacoli. Ho dunque scelto un percorso pianeggiante, magari un po' monotono ma non potevo esagerare con le salite: il fiato, d'altronde è quel che è. Mi sono soffermato come sempre ad ammirare anche gli angoli più nascosti della campagna, a volte da me stesso piuttosto bistrattata. La bicicletta è in effetti l'unico modo per poter veramente "osservare" ciò che di solito si vede semplicemente. Il mio percorso di oggi comunque non è stato scelto a caso: volevo raggiungere la destinazione che mi ero promesso per poter poi andare alla ricerca di un luogo che è stato teatro di alcune giornate estive durante la mia infanzia. Dopo circa 30 km di pedalata ho così raggiunto Castelnuovo Bormida, silenzioso paesello di poche anime: la mia memoria non mi stava ingannando e in breve tempo ho raggiunto una stradina di sterrato alla fine della quale ecco un cancello e poi, una piccola casa. Non c'era nessuno, potevo rimanere lì ad osservarla anche solo per poco, giusto il tempo di sentire riecheggiare le nostre urla di bimbi che squarciavano il silenzio di un afoso pomeriggio di Luglio. Che bello, un altro percorso, un altro ricordo. E la valigia si riempie. Sto bene al solo pensiero di quando tra qualche mese, la riaprirò e avvertirò un impagabile senso di pace.
Sarò assente dal blog lungo il weekend. Tornerò a "deliziarvi" Lunedì.

mercoledì 30 giugno 2010

Due facce

Il mio passato ha due facce: fino a qualche tempo fa il lato della medaglia più bello era anche quello a cui mi aggrappavo nei miei momenti "down". Gli anni dell'adolescenza sono stai intensi, vissuti pienamente: nessun rimpianto, nessun rimorso. Quello è anche il tempo della vita in cui uno costruisce il suo futuro, no? E' probabile (spesso è così) si tratti di un periodo in cui fare delle scelte, prendere decisioni importanti non è cosa facile. E così, da quelle decisioni, da quelle scelte si fugge, ci si allontana. Gli sbagli più grandi della mia vita nascono proprio nel momento in cui pensavo, ero sicuro, che il futuro sarebbe arrivato molto tempo dopo. Grande, immenso errore. In un attimo arriva il conto da pagare e, tranne alcune eccezioni, spesso è proporzionale a quanto si è consumato. Io ho mangiato tanto della mia vita di adolescente: peccato però, aver messo sempre "sul conto" in attesa di poter pagare. Ora che devo farlo e che la mia età della saggezza mi fa vedere molte cose dal punto di vista migliore, faccio fatica. E per me ora, guardare il presente, vivere il giorno è un modo per non voltarmi indietro: se lo facessi infatti, noterei che quel bel passato a cui mi aggrappavo è ormai dissolto. Vedrei solo, gli errori e mi chiederei continuamente: "Perché" ? E allora via, andiamo avanti, e non voltiamoci più indietro. Non ho cancellato il passato ma ora mi fa sicuramente meno comodo richiamarlo. Vedo, incontro tanta gente: persone con cui ho condiviso la scuola, i momenti di gioia e li vedo diversi da me. Forse perchè loro hanno dato un senso alla propria vita. Quello che io ora vado cercando. Errare è umano, perseverare.....

martedì 29 giugno 2010

Tempus fugit

La morte di un giovane lascia interdetti, se il giovane è un personaggio pubblico la eco che ne deriva è enorme. L'opinione pubblica in questi casi diventa protagonista, i giornali, i media diventano loro malgrado ( o forse no ) contenitori di ovvietà, velate ipocrisie, e tutto ciò che può essere detto e non detto. La morte di un personaggio pubblico non è silenziosa, è frastornante, quasi fastidiosa al solo pensiero di tutto ciò che si sarà costretti a sentire. In conformità con il mio modus agendi (che vuole il tutto trasportato in una dimensione più silenziosa, intima e forse troppo soggettiva) lascio qui il mio pensiero. Non voglio parlare di lui, delle sue scelte, della sua vita, così facendo non potrei evitare ipocrisie e ovvietà. Ecco quindi che la mia riflessione si sposta su una questione piuttosto pratica: tutto questo ha un senso perchè comunque già tracciato, oppure come nel caso in questione poteva essere evitato? Il solito dilemma: siamo nelle mani di un abilissimo disegnatore anche alquanto fantasioso il quale si limita solo a scegliere le modalità del fatto? Oppure, quel famoso "libero arbitrio" può talvolta venirci incontro? Le caratteristiche che gli eventi tragici assumono sono diverse, uniche nel loro genere. Probabilmente possiamo, ma non ci è concesso di prevedere totalmente. Il pensiero razionale si scontra con quello di chi crede e io rispetto entrambi. Ma come sempre, non so darmi una risposta. So solo che si può ragionare a posteriori e dire "Prendiamo la vita, afferriamola nel modo più forte possibile"; e chi lo ha fatto, magari anche in un modo che ai più non è piaciuto, ora ne paga le conseguenze. La vita è una contraddizione continua.